Estate 2015

5 Lettera del direttore

6 Storia di copertina
   Alberto II – i primi dieci anni di regno

14 La nostra ambasciata
   Intervista con il nuovo Ambasciatore d’Italia a Monaco

19 Monaco al Vaticano
   Mirabile Dictu

22 Istituzioni
   Il nuovo COM.IT.ES.

26 Storia di Monaco
   La Cremagliera

30 Conoscere Monaco
   Monaco ha anche un Sindaco

36 Arte & Fede
   Storia di un restauro

38 Festina Lente
   I Francescani e la creazione del capitalismo

58 La casa degli italiani
   I pomi d’oro

69 Arte e collezionismo
   Il pomodoro nell’arte di Luis Meléndez

72 Vini e cantine
   Luoghi da visitare

74 Recensioni

81 I nostri soldi
   Elogio dell’Uomo Dimenticato

104 Gli indirizzi dell’Editoriale


Lettera del direttore

La solitudine nell’epoca della comunicazione

Siamo nell’era della comunicazione: cellulari, Internet, palmari. Sono tutti oggetti che ci aiutano a comunicare ovunque con un clik. Ma questi meravigliosi mezzi sono anche alla base della “malattia” più presente oggi: la solitudine. Persone chiuse in casa o in ufficio, davanti ad una tastiera o ad un cellulare, che comunicano in tempo reale fra loro, avendo l’impressione di essere in contatto con il mondo. Cosa comunicano? Frasi brevi, sms, parole monche: tvb, bacio, come va? 6 sveglio? Ci vediamo a 7mbre… Lingue dimenticate, sostituite da parole codificate, fatte da cifre e lettere… Chat in internet, si può comunicare con qualunque identità, la fantasia si concretizza facilmente: un uomo diventa una donna, un operaio un dirigente, una sessantenne una ventenne ecc… E poi? Ovviamente evitare l’incontro diventa indispensabile, per non parlare del fenomeno sempre più diffuso e allarmante dei pedofili, che si spacciano per ragazzini, per attirare le loro vittime in incontri che finiscono tragicamente.

Allora i mezzi di comunicazione sono un male? No, sono dei mezzi ottimi, ma vengono a volte usati male da molti, con la conseguenza che ci si incontra sempre meno, si socializza sempre meno. Oggi la solitudine è generalizzata, specialmente nei giovani che dovrebbero essere la nostra speranza: si parlano con gli sms o Facebook, twittano, e quando si incontrano vanno in discoteca, dove la musica impedisce ogni conversazione. La vita diventa virtuale. Un amico ieri è venuto a trovarmi; mi ha detto che era felice, perché quel giorno avrebbe visto il suo psicanalista, avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. Ho sentito una grande trsitezza, perché è un uomo intelligente, colto, benestante, ha una moglie e due figli ventenni. Eppure, deve pagare per essere ascoltato.

Perciò, dico ai nostri lettori: parlate di più con i vostri cari, date loro l’attenzione che meritano, non annegatevi in una tabletta, un computer o un cellulare. Praticate l’affascinante arte della conversazione, scrivete lettere curando la forma, non chiudetevi nella “comunicazione” elettronica che vi getta nell’angusto spazio della solitudine.

I mezzi di comunicazione odierni sono sì eccellenti e vanno certo usati, ma con intelligenza. Il computer in fondo è un elettrodomestico e va visto come tale: usatelo quando serve. Non penso che stiate ore davanti al frigo oppure col ferro da stiro acceso in mano. Allora, usate il computer solo quando serve, non trasformatelo in una parte di voi. Piuttosto, parlate di più con i figli e riempite di attenzioni la moglie (o il marito): lo apprezzeranno.

Mi rimane poco spazio per commentare il contenuto della rivista. Non vi rimane che leggerla.

Mauro Marabini